Di che materiale è l’innovazione?

Anche se il #CoronaVirus gli sta sottraendo terreno, è innegabile che l’argomento cardine di questo 2020 sia stato – sia – sarà la sostenibilità.

In un cielo trapunto di aziende che si ostinano a fare greenwashing millantando meriti da poco, il settore dei materiali dà l’esempio e brucia le tappe, continuando a progredire a grande velocità e promuovendo un’innovazione sempre più in linea con i tempi del nostro pianeta.

E mentre in Canada la biotecnologia ha portato a sintetizzare seta di ragno dal latte di capra, in Italia dopo anni di ricerca uno stuolo di aziende ha introdotto sul mercato superfici sostenibili, certamente degne di nota, pensate per il mondo del progetto.

Menzione d’onore al XXV Compasso d’Oro, Mosaicomicro è un progetto che trasforma il vetro di monitor a tubo catodico (unica destinazione: la discarica) in superfici dall’altissimo valore estetico. Con sede produttiva in Sicilia e uffici tra Modena e Milano, Mosaicomicro è 100% riciclato e vanta collaborazioni all’attivo con Piero Lissoni e Rodolfo Dordoni. 

Lapitec nasce dopo oltre vent’anni di ricerca, è supportato da 25 brevetti ed è oggi distribuito in oltre 70 paesi nel mondo. Un’eccellenza italiana, il cui prodotto nasce da una miscela di minerali 100% naturali, ricompattati grazie ad un processo di vibro-compressione sottovuoto e una fusione ad elevate temperature. Questa tecnica, unica e protetta da brevetto, fa sì che il materiale diventi ultra-resistente senza l’impiego in alcun modo di resine, inchiostri o altri additivi tossici. Lapitec è oggi impiegato nel design di prodotto come in architettura, per pavimentazioni, piscine, facciate ventilate e molto altro.

Realizzato in Monza Brianza utilizzando carta riciclata mista ad altri materiali sostenibili (tra tutti, l’olio estratto dai gusci degli anacardi) il PaperStone® è un materiale in lastre, resistente e 100% ecologico, particolarmente indicato per il design di prodotto.

Di Ivan Granolla